Il gran desiderio d'un cuore inquieto è di possedere interminabilmente la creatura che ama o di poterla immergere, quando sia venuto il tempo dell'assenza, in un sonno senza sogni che non possa aver termine che col giorno del ricongiungimento.

Albert Camus
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La nostra interpretazione

Un cuore inquieto è un cuore che non si accontenta della semplice presenza dell’altro, ma aspira a un possesso totale e senza fine. L’amore viene vissuto come un bisogno di continuità assoluta, come se la vita stessa dipendesse dalla permanenza della persona amata. Non basta sapere che l’altro esiste: occorre averlo accanto, sentirlo vicino, stringerlo fuori dal tempo e dalle contingenze. Da qui nasce anche il sogno impossibile di sospendere il dolore della distanza, di mettere a dormire l’essere amato nel periodo dell’assenza, pur di non doverlo immaginare lontano, cambiato, in balia del mondo. In questa visione l’amore è insieme tenerezza e possesso, dolcezza e inquietudine. Il ricongiungimento assume quasi i tratti di una salvezza, l’unico momento che può ridare senso all’attesa e placare l’angoscia. L’assenza non è solo vuoto, ma minaccia: minaccia di perdita, di oblio, di trasformazione. Per questo emerge il desiderio estremo di controllare persino il tempo dell’altro, il suo sonno, la sua coscienza, pur di garantirsi che nulla muti fino al ritorno. L’intensità del sentimento si misura dalla paura del distacco, e il cuore che ama, proprio perché ama profondamente, non trova pace se non nell’illusione di un legame che sfugga a ogni fine e a ogni separazione.

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