Io: abbreviazione di Dio.— Alessandro Morandotti
Io: abbreviazione di Dio.
Raramente la forza della ragione prevale sulla ragione della forza.
Se fosse vero che le sofferenze rendono migliori, l'umanità avrebbe raggiunto la perfezione.
L'invidia è un sentimento che divora chi lo nutre.
La perfezione sarebbe raggiunta da chi riuscisse a soffrire il dolore altrui come proprio.
Chi nel corso della vita non ha mai commesso pazzie è un pazzo.
L'Io non è cosa o fatto, è soprattutto azione.
In molti individui appare già come una sfrontatezza che abbiano il coraggio di pronunciare la parola "io".
L'Io non va annullato, va piuttosto educato, purificato, talora severamente disciplinato, per raggiungere quella purezza verso cui è effettivamente predisposto.
Depreco egualmente il trionfalismo di Kant e in genere di quelle filosofie che, trovando necessario partire dall'io, inneggiano ad esso come se fosse una grande conquista e non invece la miserabile sorte che ci è toccata.
Spesso si dice che questa o quella persona non ha ancora trovato se stesso. Ma l'io non è qualcosa che si scopre: è qualcosa che si crea.
Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.
L'io è odioso.
Come il cavaliere, se non vuole essere disarcionato dal suo cavallo, è costretto spesso a ubbidirgli e a portarlo dove vuole, così anche l'Io ha l'abitudine di trasformare in azione la volontà dell'Es come se si trattasse della volontà propria.
Quale altro carcere è scuro come il nostro cuore! Quale carceriere così inesorabile come il nostro io!