È più facile pentirsi di pochi errori che di molti, perché a pentirsi di molti, bisogna condannare e rinnegare troppa parte di sé.
L'esperienza ammonisce che bisogna qualche volta chiudere un occhio, ma che non bisogna mai chiuderli tutt'e due.
Il fine, che non può essere conseguito se non con mezzi cattivi, non può essere un fine buono.
Due attitudini si richiedono in uomo d'ingegno: saper fare qualche cosa, e sapere starsene senza far nulla.
Buon maestro è già quello che non lega, comprime o snatura l'anima dell'alunno.
La vanità della scienza comune può essere veduta da una scienza superiore; non mai dall'ignoranza.
La differenza tra uno stolto e uno intelligente è questa: lo stolto ripete sempre lo stesso errore, mentre l'intelligente commette ogni volta un errore diverso.
Fare errori è naturale, andarsene senza averli compresi vanifica il senso di una vita.
Si trae più profitto dagli errori che si fanno per conto proprio che dalle cose giuste fatte perché qualcun altro te le ha imposte.
Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa.
Oggi si muore per lo più di una specie di buon senso progressivo, e ci si accorge troppo tardi che le sole cose che non si rimpiangono mai sono gli errori commessi.
Nessun dubbio: l'errore è la regola: la verità è l'accidente dell'errore.
Meglio un errore fatto da sé, che una verità fatta dagli altri.
Un errore nella premessa apparirà solo nella conclusione.
L'errore di opinione si può tollerare, quando la ragione è lasciata libera di combatterlo.
L'errore annulla qualsiasi passato nell'istante in cui arriva a bruciarti qualsiasi futuro. L'errore azzera il tempo, qualsiasi tempo.
Login in corso...