A volte capita a noi come ai libri: ci troviamo nel posto sbagliato.
In ogni amicizia c'è un segreto comune ignorato.
Il nevrotico crede di poter star bene una volta guarito. In ciò consiste la sua nevrosi.
Mi scrive l'amica di Londra: "A giudicare da certi cimiteri ci sarebbe da pensare che noi trattiamo i nostri cari meglio da morti che da vivi.
Nell'arco della vita l'attività sessuale si svolge a forma di cerchio. Comincia dove finisce, con le carezze.
Aveva paura di avere, in punto di morte, una paura da morire.
Dai libri che rileggi conosco la tua età, la tua indole, quello che hai sofferto, quello che speri.
È un pensiero che calma e dà forza, sapere che tra i libri che possediamo ce ne sono alcuni sufficienti a liberare e a salvare. Se ne aggiungono di nuovi, quasi ogni giorno, ma quelli necessari già ci sono da tempo.
I libri sono cose già pensate, già fatte, già dette, che tu devi elaborare, fare tue. Il tuo interlocutore di carta è sempre gentile, paziente, non ti lascia mai a metà strada. È una persona che ti chiede di ascoltarlo, con il quale puoi fare dei viaggi meravigliosi.
Il libro ti muta nell'essenza.
Quando un libro è uscito è tempo, per l'autore, di rimorsi.
I libri si dividono in due categorie: i libri per adesso e i libri per sempre.
Il libro essenziale, il solo libro vero, un grande scrittore non deve, nel senso corrente, inventarlo, poiché esiste già in ciascuno di noi, ma tradurlo. Il dovere e il compito di uno scrittore sono quelli di un traduttore.
Troppi libri sono dispersivi: dal momento che non puoi leggere tutti i volumi che potresti avere, basta possederne quanti puoi leggerne.
Si pubblicano libri con caratteri sempre più piccoli. Immagino la fine della letteratura: a poco a poco, senza che nessuno se ne accorga, i caratteri rimpiccioliranno fino a diventare completamente invisibili.
Non si leggono i classici per dovere o per rispetto, ma solo per amore.