Quando un libro è uscito è tempo, per l'autore, di rimorsi.
Malessere o non essere? Questo è il problema.
Ho sempre preferito le porte d'uscita a quelle d'ingresso.
La paura si vince non col coraggio ma con una paura più grande. Tutti gli eroi ne fanno esperienza.
Il più grande sforzo della teologia è stato sempre quello di scagionare Dio.
Un vero libro è sempre arduo, anche quando sembra linguisticamente e concettualmente semplice.
È un viaggio per viandanti pazienti, un libro.
Deve essere assolutamente facile dire in mezz'ora se un libro vale qualcosa o non vale niente. Dieci minuti bastano, se uno ha istinto per la forma.
Il libro deve desiderare penna, inchiostro e scrivania: ma di solito sono penna, inchiostro e scrivania a desiderare il libro. Perciò oggi i libri valgono così poco.
Per scrivere un libro nel terzo millennio ci vuole una smisurata superbia. Basta entrare in una biblioteca comunale e guardare le vetrine di un cartolaio per capire che il mondo non ha bisogno di un volume in più.
I libri hanno valore soltanto se conducono alla vita, se servono e giovano alla vita, ed è sprecata ogni ora di lettura dalla quale non venga al lettore una scintilla di forza, un presagio di nuova giovinezza, un alito di nuova freschezza.
Non è né il meglio né il peggio di un libro, ciò che in esso è intraducibile.
Nei libri che ricordiamo c'è tutta la sostanza di quelli che abbiamo dimenticato.
Un libro dev'essere un cordiale. Se non vi tonifica, gettatelo via.
La maggior parte dei libri saranno dimenticati. Impressione duratura la fanno solo quelli in cui l'autore ha messo tutto se stesso. In tutte le grandi opere si ritrova l'autore tutto intero.