La massima sventura è la solitudine; tant'è vero che il supremo conforto la religione, consiste nel trovare una compagnia che non falla, Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico.
Tu non sai quanto la morte li attiri. Morire è sì un destino per loro, una ripetizione, una cosa saputa, ma s'illudono che cambi qualcosa.
I lavativi hanno la pelle dura.
L'uomo è come una bestia, che vorrebbe far niente.
Non c'è vendetta più bella di quella che gli altri infliggono al tuo nemico. Ha persino il pregio di lasciarti la parte del generoso.
È sommamente voluttuoso abbandonarsi alla sincerità, annullarsi in qualcosa di assoluto, ignorare ogni altra cosa; ma appunto è voluttuoso cioè, bisogna smettere.
La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno.
Guai a chi è solo, perché se cade, non ha alcuno che lo soccorra.
La solitudine è indispensabile per l'uomo perché acutizza la sensibilità ed amplifica le emozioni.
Alla mia età ho fatto il callo alla solitudine. Una solitudine, però, molto relativa, perché il lavoro riesce a riempire completamente la mia esistenza.
La solitudine tira molti scherzi. Ci spreme, si spreme che noi ci troviamo nel tempo fino al primo giorno della nostra conoscenza. E altro non vogliamo, per raccontarci.
È soprattutto nella solitudine che si sente il vantaggio di vivere con qualcuno che sappia pensare.
Finché non farai spazio nella tua vita per qualcuno altrettanto importante quanto te stesso, sarai sempre solo solo, in pena, e smarrito.
Soli, saremo migliori.
Poco per volta comincio a vedere chiaro sul più universale difetto del nostro genere di formazione e di educazione: nessuno impara, nessuno tende, nessuno insegna a sopportare la solitudine.
La solitudine non si cura con la compagnia umana. La solitudine si cura attraverso il contatto con la realtà.
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