La salute del popolo sia la suprema delle leggi.— Marco Tullio Cicerone
La salute del popolo sia la suprema delle leggi.
La parsimonia è un gran capitale.
La leggerezza è propria dell'età che sorge, la saggezza dell'età che tramonta.
I libri sono l'alimento della giovinezza e la gioia della vecchiaia.
Infatti come si dice che ci sono delle donne disadorne, che da ciò ricavano pregio, così questa maniera del parlare tenue, sebbene disadorno, piace; e in entrambi i casi si attua un non so che per cui si determina una certa eleganza che però non dà nell'occhio.
Bisogna mangiare insieme molti moggi di sale, perché si sia soddisfatto al dovere dell'amicizia.
La sovranità del popolo è inalienabile.
Il popolo non può capire la burocrazia: può solo adorare gli idoli nazionali.
Quelli che cercano di guidare il popolo possono farlo soltanto seguendo la plebe.
Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli.
Appellarsi invece al popolo significa costruire un figmento: siccome il popolo in quanto tale non esiste, il populista è colui che si crea una immagine virtuale della volontà popolare.
Per la salute dei popoli il morbo più temibile è l'ambizione dei governanti.
Il popolo freme, sussurra, si accalca, brontola, strepita, acclama, fischia, deride, dileggia, minaccia, ondeggia, schiamazza, si indigna, avanza. E poi torna a casa per cena.
Il popolo ha ragione quando giudica per conto proprio; ha torto quando si fida delle sue guide cieche.
Se i popoli si conoscessero meglio, si odierebbero di più.
La natura dei popoli è prima cruda, poi severa, quindi benigna, appresso delicata, finalmente dissoluta.