L'abitudine rende sopportabile anche le cose spaventose.
Molti, per desiderio di avere sempre di più, perdono anche quello che hanno.
È meglio un guadagno oggi, anche se piccolo, che uno grande domani.
Uno viene giudicato in base agli amici che si sceglie.
Quando le cose sono ormai successe è inutile pentirsi.
Una crosta mangiata in pace è meglio di un banchetto a cui si partecipa con ansietà.
In genere le catene dell'abitudine sono troppo leggere per essere avvertite finché non diventano troppo pesanti per essere spezzate.
Viviamo di solito nell'abitudine, con il nostro essere ridotto al minimo. Le nostre facoltà restano addormentate, riposando sui guanciali dell'abitudine: essa sa quello che c'è da fare e non ha bisogno di loro.
Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendo.
L'abitudine è una seconda natura che distrugge la prima.
L'abitudine è un mostro che consuma e distrugge tutti i sentimenti, tutte le inclinazioni. Allo stesso modo è un angelo in tutto ciò che dà inaspettatamente alle azioni buone e virtuose una facilità, una sembianza naturale, che le fa credere innate nell'uomo.
L'abitudine viene spesso scambiata per amore.
La costanza di un'abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità.
L'abitudine è un abito che, indossato da giovani, ci rifiutiamo di togliere vita natural durante.
Le vecchie abitudini, anche se cattive, turbano meno delle cose nuove e inconsuete. Tuttavia, talvolta è necessario cambiare, passando gradualmente alle cose inconsuete.
Non nella novità, ma nell'abitudine troviamo i piaceri più grandi.