L'invidioso piange più del bene altrui che del proprio male.— Francisco de Quevedo
L'invidioso piange più del bene altrui che del proprio male.
Si può ben perdonare a un uomo di essere sciocco per un'ora, quando ci sono tanti che non smettono mai di esserlo nemmeno per un'ora in tutta la loro vita.
Chi prova imbarazzo a rammaricarsi del passato, perde il presente e rischia l'avvenire.
Cento delinquenti fanno meno male di un giudice cattivo.
Non migliora affatto il proprio stato chi cambia solamente luogo e non vita e abitudini.
L'invidia, la bile dell'anima.
Quando non si hanno più capelli, si trovano ridicoli i capelli lunghi.
Gli uomini oggetto di invidia sono destinati a scomparire: alcuni verranno eliminati, altri cadranno. La prosperità è inquieta: si tormenta da sé.
Il morso dell'invidia è quello spasmo doloroso che ci afferra nostro malgrado alla vista di qualcuno che possiede quello che non possediamo e che desideriamo. E' il prodotto della vertigine della mancanza.
L'effetto dell'invidia non è un desiderio di possedere quella cosa, quanto piuttosto che gli altri non la possiedano.
Non invidiamo quelli che stanno più in alto: quelle che sembravano vette si sono rivelate dirupi.
Non si deve invidiare nessuno; i buoni non meritano invidia; per quanto riguarda i cattivi, più hanno fortuna e più si rovinano.
L'invidia non tocca solamente i cattivi, ma anche i buoni e nelle cose buone... È una tristezza, una malinconia, è come una malattia del cuore.
Ci sono due Pd, quello del territorio dove con l'Idv si sta realizzando un nucleo di alternativa e quello della dirigenza politica fatto di invidia e insoddisfazione. Noi facciamo politica, non è colpa nostra se gli elettori ci premiano.
L'invidioso non muore mai una volta sola, ma tante volte quante l'invidiato vive salutato dal plauso della gente.