Due infelicità, sommate, possono fare una felicità.
Credo che in due occasioni di compleanno ci si sente improvvisamente decrepiti: a diciannove anni e a cinquanta.
Sono (presumo d'essere) onesto. Si rischia qualcosa, di questi tempi. Oggi l'onestà è una dote losca, più assai dell'intelligenza. Abituarsi a nascondere entrambe.
Sono gli uomini che hanno dissuaso Dio dall'esistere.
Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e viceversa: ogni visione diventa uno sguardo.
I sogni: "lavoro nero", ma non pagato, della ragione.
Per essere felici ci vuole coraggio.
La felicità? Basta non badarci per vivere meglio.
La nostra felicità non dipende soltanto dalle gioie attuali ma anche dalle nostre speranze e dai nostri ricordi. Il presente si arricchisce del passato e del futuro.
Chi ha perduto la speranza d'esser felice, non può pensare alla felicità degli altri, perché l'uomo non può cercarla che per rispetto alla propria. Non può dunque neppure interessarsi dell'altrui infelicità.
Si può essere felici senza mai smettere di essere tristi.
L'uomo cerca la felicità come un ubriaco cerca casa sua: non riesce a trovarla ma sa che esiste.
C'è un solo modo d'essere felice per via del cuore, ed è quello di non averlo.
Quando la porta della felicità si chiude, un'altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
Mostratemi un uomo felice, e io vi mostrerò la presunzione, l'egoismo, la malignità, a meno che non sia la totale ignoranza.
La felicità, quella gioia acuta che sconvolge il cuore, quella specie di spasimo dell'anima.