Meno credo in Dio più ne parlo.
Psicoanalisi. Dietrologia che spiega i rimossi dell'analista assai più che del paziente.
Ci vogliono virtù a iosa per fare un vizio.
Molti diventano personaggi perché non sanno essere persone.
Autunno, stagione sleale.
Dalla grazia alla disgrazia, a piedi nudi, come in sogno.
Tutti pensano che dio sia dalla loro parte. I ricchi e i potenti sanno che è così.
Se ci fosse un dio onnipotente avrebbe fatto tutto bene e non male.
Dio è il simbolo meno inadatto inventato dagli uomini per esprimere il contatto con l'inesausta creatività dell'universo che dà la vita, con quell'attività mai interrotta che sostiene la vita e che talora è in grado di rimandare a una dimensione al di là della semplice vita naturale.
Chi di noi ha meno bisogni è più simile a un dio.
Io sono decisamente antimorte. Dio sembra essere sotto ogni profilo promorte. Non vedo come potremmo andare d'accordo sulla questione, lui e io.
Io credo nel Dio di Spinoza che si rivela nella ordinaria armonia di ciò che esiste, non in un Dio che si preoccupa del fato e delle azioni degli essere umani.
Già solo per questo non ci può essere un creatore, perché la sua tristezza per il destino del suo creato sarebbe impensabile e insopportabile.
Dio non ha solo parlato, non ha solo compiuto segni prodigiosi nella storia dell'umanità, Dio si è fatto così vicino da farsi uno di noi e percorrere le tappe dell'intera vita dell'uomo.
L'essere più antico è Dio, perché increato.
Il ravvedimento di un uomo è il coronamento di una speranza di Dio.