Tutti al mondo sono poeti, perfino i poeti.
Il traduttore è con evidenza l'unico autentico lettore di un testo. Certo più d'ogni critico, forse più dello stesso autore. Poiché d'un testo il critico è solamente il corteggiatore volante, l'autore il padre e marito, mentre il traduttore è l'amante.
I fatti sono cocciuti, la morte il più cocciuto dei fatti.
Ogni sguardo dello scrittore diventa visione, e viceversa: ogni visione diventa uno sguardo.
Certi amori sono soltanto sudori che si somigliano.
Molte morti sono suicidi truccati.
Il poeta non deve mai curarsi delle leggi e delle opinioni attuali, bensì risalire a quelle verità generali e trascendentali che rimarranno sempre le stesse.
I poeti hanno dentro di sé un riflettore, l'osservazione; e un condensatore, la commozione. Di qui derivano quei grandi fasci luminosi che escono dal loro cervello e fiammeggiano sulla tenebrosa muraglia umana.
Non c'è forse sentimento al mondo, nemmeno l'avidità del guadagno, che sia tanto contrario all'ingenuità del poeta, quanto questa gola di gloria, che si risolve in un desiderio di sopraffazione!
Essere poeta non è una mia ambizione. È la mia maniera di stare solo.
Poeta si nasce, oratore si diventa.
I poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire.
Il poeta, se è e quando è veramente poeta, cioè tale che significhi solo ciò che il fanciullo detta dentro, riesce perciò ispiratore di buoni e civili costumi, d'amor patrio e familiare e umano.
Per essere poeti, bisogna avere molto tempo.
Il vero poeta non deve avere parenti.
Perché ci siano grandi poeti ci devono essere grandi pubblici.