L'ammalato ribelle fa il medico crudele.
Sopporta, non criticare, ciò che non puoi cambiare.
È difficile metter d'accordo il dolore con la pazienza.
Un Dio dovrebbe amare fermamente ed essere saggio.
Quando di un uomo hai detto che è un ingrato, hai detto tutto il peggio che puoi dire di lui.
È sbagliata la fretta nel giudicare.
Quando la malattia entra in una casa non si impossessa soltanto di un corpo, ma tesse tra i cuori un'oscura rete che seppellisce la speranza.
Ci sono rimedi peggiori della malattia.
Sempre più mi divenne evidente che per le persone colpite Dio destina i giorni di malattia a diventare giorni di raccoglimento interiore.
È nella malattia che ci rendiamo conto che non viviamo soli, ma incatenati a un essere d'un altro regno, dal quale ci separano degli abissi, che non ci conosce e dal quale è impossibile farci comprendere: il nostro corpo.
Non può esser nota nessuna malattia da cui sia colpito un uomo vivente: poiché ogni uomo vivente ha le sue particolarità e soffre sempre d'una infermità particolare e sua.
Per le malattie estreme i trattamenti estremi sono i più efficaci.
Fa bene qualche volta essere malato.
Non dobbiamo vergognarci della nostra malattia. Non è qualcosa da tenere nascosta. È, come dire, quella parte della nostra carta d'identità che ci fa rassomigliare di più A Gesù Cristo. È una tessera di riconoscimento incredibile, straordinaria.
Una malattia ne vale un'altra: i nomi fanno più paura della malattia. E le cure qualche volta sono peggio dei mali.
Una malattia non conta nulla, quando non si hanno ragioni per desiderare di guarirne.