Irritarsi per una critica vuol dire riconoscere di averla meritata.— Tacito
Irritarsi per una critica vuol dire riconoscere di averla meritata.
È vizio del malanimo umano sempre lodar le cose antiche e biasimare le presenti.
La più ingiusta condizione delle guerre sta in questo, che tutti si attribuiscono il merito delle imprese andate bene, mentre le sconfitte sono sempre imputate a uno solo.
La fortuna lo ha favorito... facendolo morire in un momento opportuno.
Nessuna cosa umana è tanto instabile e fluttuante quanto la gloria di un potere che non s'appoggia sulle proprie forze.
Gli uomini sono più decisi a restituire un torto che non un favore, poiché la gratitudine è un fardello e la vendetta un piacere.
Accetto con gratitudine la più aspra critica, se soltanto rimane imparziale.
Forse il peso specifico di un critico è null'altro che il suo desiderio di verità.
I critici devono sapere di più, e scrivere di meno.
Un "critico" è un uomo che non crea nulla e proprio perciò si ritiene qualificato a giudicare il lavoro degli uomini creativi, Vi è logica, in questo: lui non ha preconcetti... odia allo stesso modo tutti gli individui creativi.
La critica non ha strappato i fiori immaginari dalla catena perché l'uomo continui a trascinarla triste e spoglia, ma perché la getti via e colga il fiore vivo.
La gente ti chiede una critica, ma in realtà vuole solo una lode.
Il piacere della critica ci toglie quello di essere vivamente colpiti da cose bellissime.
Gli insetti pungono non per cattiveria ma perché vogliono vivere anche loro; lo stesso è dei critici: vogliono il nostro sangue, non il nostro dolore.
Spesso la critica non è scienza; è un mestiere, in cui occorre più salute che intelligenza, più fatica che capacità, più abitudine che genio.