Fidarsi di un malvagio è dargli mezzo per nuocere.— Lucio Anneo Seneca
Fidarsi di un malvagio è dargli mezzo per nuocere.
Che cosa servono a quel tizio ottant'anni trascorsi nell'inerzia? Costui non è vissuto, ma si è attardato nella vita, e non è morto tardi, ma lentamente.
La filosofia non è un'arte che cerca il favore popolare e non è fatta per essere ostentata; non consiste nelle parole, ma nei fatti.
Anche nel dolore v'è un certo decoro, e lo deve serbare chi è saggio.
Non si soffre, in effetti, per la mancanza di questi beni, ma per il pensiero della loro mancanza. Chi ha il possesso di sé non ha perso niente: ma quanti hanno la fortuna di possedere se stessi?
La fame insegna a trovar espedienti.
Anche se l'uomo ha rimosso nell'inconscio i suoi impulsi malvagi e vorrebbe dirsi che non è responsabile di essi, qualcosa lo costringe ad avvertire questa responsabilità come un senso di colpa il cui motivo gli è sconosciuto.
Solo il tempo rivela l'uomo giusto; il malvagio, invece, lo riconosci in un giorno solo.
Il malvagio ha due maniere di nuocere: facendo il male e facendo il bene.
L'uomo è quasi sempre tanto malvagio quanto gli bisogna. Se si conduce dirittamente, si può giudicare che la malvagità non gli è necessaria. Ho visto persone di costumi dolcissimi, innocentissimi, commettere azioni delle più atroci, per fuggire qualche danno grave, non evitabile in altra guisa.
Se i malvagi prosperano e i più adatti sopravvivono, la natura è il dio dei mascalzoni.
Il buono vive in società, il malvagio da solo.
La malvagità è sempre più facile della virtù, perché in tutto prende sempre una scorciatoia.
C'è malvagità in un'intenzione malvagia, anche se l'atto non viene perpetrato.
I malvagi sono colmi di pentimento.