Conosco l'arti del fellone ignote, ma ben può nulla chi morir non pote.— Torquato Tasso
Conosco l'arti del fellone ignote, ma ben può nulla chi morir non pote.
Ché fortuna qua già varia a vicenda mandandoci venture or triste or buone, ed a i voli troppo alti e repentini sogliono i precipizi esser vicini.
Ché nel mondo mutabile e leggiero costanza è spesso il variar pensiero.
Avendo trovato tutti i vòlti all'imitazione del Petrarca, solo egli fu il primo ad uscir da questa via, trovando una maniera peregrina, piena non meno di novità che di maestà, "facendo le pose nel mezzo de' versi", e tenendo il lettore sospeso con piacere e con maraviglia.
Tosto s'opprime chi di sonno è carco, ché dal sonno a la morte è un picciol varco.
In fondo morire non sarebbe niente. Quel che non sopporto é il non poter sapere come andrà a finire.
Accetta la tua morte con una certa serietà, comunque. Chi ride andando a farsi giustiziare non è ben compreso, in genere, dalle meno progredite forme di vita, e ti daranno del pazzo.
Una singola morte è una tragedia, un milione di morti è una statistica.
Il ramo, quando una mano si approssima per staccarne un fiore freme e sembra nel medesimo tempo voler sfuggire a volersi offrire. Il corpo umano ha un simile fremito quando arriva l'istante in cui le dita misteriose della morte vogliono cogliere l'anima.
Dopo la morte attendono gli uomini cose che non sperano e neppure immaginano.
L'importante è che la morte mi colga vivo.
Tutto ciò che vive deve morire, passando dalla natura all'eternità.
L'uomo che non solo decide di morire, ma trova anche il modi di farlo, è grande.
La morte venne nel mondo per il peccato', dice il cristianesimo. Ma la morte è puramente l'espressione cruda, stridente e portata al suo eccesso, di ciò che il mondo è nell'essenza sua. Onde è più conforme al vero dire: il mondo è per il peccato.
La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi.