L'abitudine è una seconda natura che distrugge la prima.
Ho scritto questo racconto più lungo del solito, semplicemente perché non ho avuto il tempo per farlo più corto.
Se esiste un Dio non dobbiamo amare che lui e non le creature effimere. Il ragionamento degli empi nella Sapienza è fondato sulla non esistenza di Dio: "Accertato questo", dice, "godiamo dunque le creature".
Bisogna cominciare col compiangere gli increduli: sono abbastanza infelici per la loro stessa condizione. Non bisognerebbe ingiuriarli, tranne il caso che ciò possa servire a qualcosa; ma ad essi questo nuoce.
Il passato e il presente sono i nostri mezzi; solo il futuro è il nostro fine.
Ridersela della filosofia significa filosofare per davvero.
L'abitudine fa della vita un proverbio.
L'abitudine di veder sempre una faccia di donna ha per effetto di farla trovar bella.
Se l'abitudine è una seconda natura, ci impedisce di conoscere la prima, della quale non ha né la crudeltà, né gli incanti.
Prendi la direzione opposta all'abitudine e quasi sempre farai bene.
Nulla di ciò che è per natura può assumere abitudini ad essa contrarie: per esempio, la pietra che per natura si porta verso il basso non può abituarsi a portarsi verso l'alto, neppure se si volesse abituarla gettandola in alto infinite volte.
L'abitudine ci fa accettare l'inaccettabile.
L'abitudine rende sopportabili anche le cose spaventose.
Non è possibile o non è facile mutare col ragionamento ciò che da molto tempo si è impresso nel carattere.
Mi stavo abituando a mettere mia moglie sotto un piedistallo.