Tutti i progressi della civiltà sono regressi dell'individuo.
L'enciclopedie sono il prodotto più turpe e più utile dell'ingegno umano.
Guai a chi invidia il passato.
Vana cosa è la filosofia se esce dalla vita è l'ultima illusione, e l'ultimo gioco del vecchio rimbambito è l'ultimo ottimismo che arresta la vita nel suo glorioso svolgimento verso l'universale.
Il filosofo non riposa, non vive quoquo modo secondo i dettami del rito questa vita, nella speranza d'un'altra eterna in Dio, ma vuole la sua propria vita libera, la vita della conoscenza.
Chi vuol avere un attimo solo sua la vita, esser un attimo solo persuaso di ciò che fa, deve impossessarsi del presente; vedere ogni presente come l'ultimo, come se fosse certa dopo la morte; e nell'oscurità crearsi da sé la vita.
Dolorosissimo ritratto del progresso: un leone, abituato alla cattività e restituito alla savana, si mette ad andare su e giù come davanti alle sbarre.
L'obiettivo sottinteso del "progresso" è, non esattamente, forse, il cervello sotto spirito, ma comunque un orribile abisso subumano di mollezza e inettitudine.
Il progresso non consiste nel rimpiazzare una teoria sbagliata con una giusta, ma nel rimpiazzare una teoria sbagliata con una sbagliata in maniera più sottile.
Ogni progresso è basato sull'universale desiderio, innato in ogni organismo, di vivere meglio di quanto consentano le sue entrate.
Un altro fatto che attesta grandemente il progresso umano della nostra età è l'avvicinamento dell'aristocrazia al popolo.
Nel passato gli uomini subivano la tortura della ruota, adesso subiscono quello della stampa. Questo si chiama progresso.
Il progresso è impossibile senza cambiamento e chi non può cambiare idea non può cambiare nulla.
Niente può avere come destinazione qualcosa di diverso dalla sua origine. L'idea opposta, l'idea del progresso, è veleno.
La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.
Il progresso è la realizzazione dell'utopia.