Non c'è male all'infuori della colpa.— Marco Tullio Cicerone
Non c'è male all'infuori della colpa.
Noi tutti siamo motivati da un acuto desiderio di apprezzamento, e migliore è un uomo, più è ispirato alla gloria.
Il buono della gente è la legge più grande.
La prudenza è la capacità di distinguere le cose da fare da quelle da evitare.
Le cose della natura vanno osservate con estrema attenzione.
In primo luogo il cedere alle circostanze, cioè l'ubbidire alla necessità, è sempre un connotato del saggio.
Le colpe delle donne, dei fanciulli, dei servi, dei deboli, dei poveri, degli ignoranti sono colpe dei mariti, dei padri, dei padroni, dei forti, dei ricchi, dei sapienti.
L'assoluzione del colpevole condanna il giudice.
Bisogna evitare le colpe non per paura, ma perché si deve.
La colpa è così piena d'ingenua gelosia che si versa da sola per timore d'essere versata.
Quando viene assolto un colpevole, è condannato il giudice.
Chi sfugge ad un processo confessa la propria colpa.
Colui che è capace di sorridere quando tutto va male, è perché già ha pensato a chi dare la colpa.
Un uomo non può chiamarsi reo prima della sentenza del giudice, nè la società può toglierli la pubblica protezione, se non quando sia deciso ch'egli abbia violati i patti coi quali le fu accordata.
Ricorda che si dovrebbe essere grati che vi siano delle colpe di cui si può essere accusati ingiustamente.
Meglio dallo psicanalista che dal confessore. Per questo è sempre colpa tua, per quello è sempre colpa degli altri.