Lo stato è indubbiamente un patrimonio degli uomini d'affari.
Anzi il tornaconto è l'unico criterio, con cui giudicare della bontà delle imprese e del pregio delle opere.
Le lettere e le arti, pur che rappresentino le cose reali cui c'intendiamo, trastulli permessi.
Non vi è cosa, che più all'uomo importi ed a cui sventuratamente meno egli pensi, quanto il conoscer sé stesso, il suo destino, lo scopo della sua esistenza e la miglior maniera di avverarlo.
Onde interrogare qualche volta la coscienza, raccogliersi nello spirito o contemplar la natura, è senz'altro voglia di far niente.
Non vi sono altre verità, tranne quelle, che si veggono cogli occhi e si toccano con mano.
Finché esiste lo Stato non vi è libertà; quando si avrà libertà non vi sarà più Stato.
Pochi sono coloro eroi o santi che sacrificano il proprio io sull'altare dello Stato. Tutti gli altri sono in stato di rivolta potenziale contro lo Stato.
Lo Stato non professa un'etica, ma esercita un'azione politica.
Ogni cuoco deve imparare a governare lo stato.
Si chiama Stato il più gelido di tutti i gelidi mostri. Esso è gelido anche quando mente; e questa menzogna gli striscia fuori di bocca: "Io, lo Stato, sono il popolo".
Lo Stato deve essere l'amministrazione di una grande azienda che si chiama patria appartenente a una grande associazione che si chiama nazione.
Lo Stato è la violenza sociale organizzata.
Lo Stato è il mediatore tra l'uomo e la libertà dell'uomo.
Lo Stato è come il corpo umano. Non tutte le funzioni che compie sono nobili.
La società è creata dai nostri bisogni; lo Stato dalla nostra cattiveria.