La critica innalza perché non vede l'ora di abbattere.
Io vivo per la vittoria. In Nazionale chiamerò chi lo merita, voglio solo grandi uomini, dentro e fuori dal campo.
Preoccupiamoci di fare le cose che noi conosciamo, di farle nel migliore dei modi, con l'intensità giusta, con la cattiveria giusta, con l'umiltà giusta e con la voglia di fare fatica, questa è la cosa più importante.
Non si può mangiare con 10 euro in un ristorante da 100 euro.
Il perdono fa parte del compito dell'allenatore, altrimenti su 25 calciatori ne salveresti 10.
Irritarsi per una critica vuol dire riconoscere di averla meritata.
Quale è il vero critico se non colui che porta in sé i sogni e le idee e i sentimenti di miriadi di generazioni, e a cui nessuna forma di pensiero è estranea, nessun impulso di emozioni oscuro?
La critica non ha strappato i fiori immaginari dalla catena perché l'uomo continui a trascinarla triste e spoglia, ma perché la getti via e colga il fiore vivo.
Criticare è valutare, impadronirsi, prendere possesso intellettuale, insomma stabilire un rapporto con la cosa criticata e farla propria.
La critica è una spazzola che non si può usare sulle stoffe leggere, dove porterebbe via tutto.
La gente ti chiede una critica, ma in realtà vuole solo una lode.
Gli insetti pungono non per cattiveria ma perché vogliono vivere anche loro; lo stesso è dei critici: vogliono il nostro sangue, non il nostro dolore.
Un "critico" è un uomo che non crea nulla e proprio perciò si ritiene qualificato a giudicare il lavoro degli uomini creativi, Vi è logica, in questo: lui non ha preconcetti... odia allo stesso modo tutti gli individui creativi.
I critici devono sapere di più, e scrivere di meno.
La critica va fatta a tempo; bisogna disfarsi del brutto vizio di criticare dopo.
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