Né visita di morto senza riso, né sposalizio senza pianto.— Giovanni Verga
Né visita di morto senza riso, né sposalizio senza pianto.
Lo sfortunato ha i giorni lunghi.
Quel ch'è di patto non è d'inganno.
Nella stessa casa suocera e nuora insieme ci stanno proprio come due mule selvaggie alla stessa mangiatoia.
Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole.
Fra suocera e nuora ci si sta in malora.
Conosco l'arti del fellone ignote, ma ben può nulla chi morir non pote.
Ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io partecipo all'umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona anche per te.
Con vent'anni nel core Pare un sogno la morte, eppur si muore.
È l'inerte che prevale nell'universo e non ciò che vive. Morire è passare dalla parte del più forte.
Morire per dormire. Nient'altro. E con quel sonno poter calmare i dolorosi battiti del cuore, e le mille offese naturali di cui è erede la carne! Quest'è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire per dormire. Dormire, forse sognare.
O sei innamorato, o non lo sei. E' come la morte... o sei morto, o non lo sei: non è che uno è troppo morto! Non c'è troppo amore, l'amore è lì, non si può andare oltre un certo limite e quando ci arrivi, a questo limite, è per l'eternità.
Essere morti significa svegliarsi dalla parte sbagliata dei propri sogni.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi- questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio.
La morte è ciò che la vita ha sinora inventato di più solido e sicuro.
La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto.