Se l'io è detestabile, amare il prossimo come se stessi diventa un'atroce ironia.
Gli esseri sensibili non hanno voce potente, o meglio non gridano. Più quel che dicono li tocca, più l'abbassano.
Il pittore non deve dipingere quello che vede, ma quello che si vedrà.
Definire il Bello è facile: è ciò che fa disperare.
La pubblicità ha distrutto il potere degli aggettivi più potenti.
Il vero snob è colui che non osa confessare che s'annoia quando s'annoia e che si diverte quando si diverte.
Chi ama il prossimo suo come sé stesso, o non conosce abbastanza il prossimo o non ama abbastanza se stesso.
Uno va dal prossimo perché cerca se stesso, un altro, perché vorrebbe perdere se stesso.
Il prossimo comincia da sé stessi!
Che se il me è odioso, amare il proprio prossimo come se stessi diviene un'atroce ironia.
Colui che è veramente colpito dalla mala sorte non si deve aspettare alcuna partecipazione da parte del suo prossimo. Le disgrazie vere fanno scappare la gente.
È vero che bisogna amare il prossimo, ma nell'esempio che Cristo dà per illustrare questo comandamento il prossimo è un essere nudo e sanguinante, svenuto sulla strada e di cui non si sa niente. Si tratta di un amore del tutto anonimo, e per ciò stesso universale.
Il nostro prossimo è tutto ciò che vive.
Il mio prossimo per me è me stesso.
Chi fa soffrire il prossimo fa male a sé stesso. Chi aiuta gli altri, aiuta sé stesso.