L'abitudine è un abito che, indossato da giovani, ci rifiutiamo di togliere vita natural durante.
Uomini e meloni hanno questo in comune, che dal di fuori non si capisce se sono buoni.
Suprema e irraggiungibile meta: solo e felice.
L'occhio vede tutto. Salvo sé stesso.
La grandezza dà celebrità ma la celebrità non è garante di grandezza.
L'unico viaggio irrinunciabile è l'esplorazione dell'io.
Niente è più forte dell'abitudine.
L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.
Gli uomini si abituano a tutto con una spaventevole rapidità.
Non è possibile o non è facile mutare col ragionamento ciò che da molto tempo si è impresso nel carattere.
Non nella novità, ma nell'abitudine troviamo i piaceri più grandi.
La costanza di un'abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità.
L'abitudine ci fa accettare l'inaccettabile.
Viviamo di solito nell'abitudine, con il nostro essere ridotto al minimo. Le nostre facoltà restano addormentate, riposando sui guanciali dell'abitudine: essa sa quello che c'è da fare e non ha bisogno di loro.
Non cambierò di certo le mie abitudini o i miei comportamenti per paura. Neppure se il senso comune e l'opinione pubblica li condannassero.
É più facile rinunciare ad un sentimento che perdere un'abitudine.
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