I morti si nutrono di giudizi, i viventi di amore.— Elias Canetti
I morti si nutrono di giudizi, i viventi di amore.
La letteratura come professione è distruttiva: si deve avere più paura delle parole.
L'arte sta nel leggere sufficientemente poco.
Le sue disperazioni mi suonano troppo puntuali.
E qual è il peccato originale degli animali? Perché gli animali subiscono la morte?
La cosa più veloce fu però sempre una sola: il fulmine. Il timore superstizioso del fulmine, dal quale non c'è difesa, è ampiamente diffuso.
I poeti danno molta importanza alla morte e alle afflizioni esteriori, ma le sole tragedie sono le sconfitte dell'anima e l'unica epopea è l'ascesa trionfante dell'uomo verso la divinità.
Mi sono riappacificato col pensiero di dover morire quando ho compreso che senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio. Di fatto in ogni scelta impegnativa noi abbiamo sempre delle uscite di sicurezza. Invece la morte ci obbliga a fidarci totalmente di Dio.
La morte è un destino migliore e più mite della tirannia.
Il fatto che siano tutti votati alla scomparsa, produce in noi un sentimento insopportabile. Ma lo sarebbe ancora di più se fosse la morte a scomparire...
Le statistiche indicano la percentuale di nati morti. Trascurano la percentuale di morti vivi.
E poi morire non è nulla. E' solo finire di nascere.
Bisogna salvarsi per poter morire, perché la morte non sopraggiunga senza coscienza, ma chiara, precisa, limpida.
Voglio assolutamente continuare a sentire che un giorno morirò. Altrimenti non mi accorgo che vivo.
Quando verrà l'ora di morire non voglio perderne neanche un attimo: si muore una volta sola.
La morte è il fondo scuro che serve a uno specchio se vogliamo vedere qualcosa.